Interrail, un biglietto per l’Emozione

Il finestrino che diventa cornice, il tragitto che si fa  meta, il Viaggio che è Libertà.

Una patente smarrita per caso e la scelta, a due giorni dalla partenza, di trasformare il primo tour on the road tra le meraviglie del Nord Europa in un tour on the rail tra le sue capitali.

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Il telefono che squilla: “Non possiamo partire”.
Il panico che si trasforma in Idea. “Andiamo in treno!”
L’Interrail. La soluzione inattesa, sentita per caso anni prima da vecchi compagni di scuola.

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Due giorni per trasformare pneumatici in binari e convertire le valigie in zainoni. Ed eccoci lì, stretti su un vagone da sei gremito di sconosciuti, pronti ad affrontare una notte di viaggio per raggiungere la Germania, l’Olanda, la Danimarca, la Svezia, la Finlandia… e il sogno della Norvegia.

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I binari che sembrano non avere fine, la silhouette di una stazione frequentata per anni sfumare tra il buio e la nebbia e la voglia di non tornare mai indietro.
I capelli scomposti e i vestiti stropicciati, gli occhi pieni e l’anima ricca.

E il Diario è già fitto di Sensazioni.

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Il Viaggio è dentro e fuori. Ovunque, l’entusiasmo di Andare. Ovunque, l’emozione di Scoprire.

Mai più come prima.

La percezione del Viaggio sconvolta senza possibilità di ritorno da una Prima volta alla quale segue un’altra e un’altra Prima Volta ancora.
Sature di emozioni, zeppe di meraviglia, splendide come non ce ne siano state altre prima.

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Le infinite attese, dove le pagine di un libro portato per ingannare lasciano spazio al fascino della quotidianità di Paesi che ti fanno da casa, e le corse a perdifiato, per non perdere coincidenze più che puntuali.

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Le serate in stazioni deserte, disperse nel bel mezzo del Nord, a fissare un orologio dalle lancette pigre che sembra non voler far passare le ore. Tempo lento trascorso ad ascoltare i suoni amplificati dai chilometri di nulla e a immaginare la normalità notturna di un paesino illuminato, là in fondo all’orizzonte.

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Le persone incontrate sui treni, diverse tra loro, diverse da te, riservate e discrete, disponibili e aperte. Il signore sepolto dal suo pesante giaccone, la ragazza che parla nel sonno, il ragazzo afghano trasferitosi in Svezia, la coppia che invade il tuo posto con le calze di spugna. Sconosciuti che diventano amici tra una e l’altra fermata.

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La cena comprata nel market della stazione e consumata sul prossimo treno, ammirando il paesaggio cambiare oltre il vetro, come fosse lo scenario di un film d’avventura. Come al drive in.

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Le notti vissute in carrozza, alla ricerca della posizione più comoda per dormire qualche ora su sedili in legno lucido, al riparo dal freddo con una coperta di pile gentilmente offerta dalla società ferroviaria, per un sonno che sarà coccolato dal fracasso di un convoglio che corre su vecchi binari e sbuffa di tanto in tanto.

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I risvegli improvvisi, quando cerchi di scoprire cosa c’è fuori, ma il Nord sta dormendo oltre la tenda.

Le albe dolcissime, appannate di freddo e intrise di magia contemplate da un finestrino, nel silenzio intimo di un vagone addormentato. E l’Incanto che spalanca i polmoni del Circolo Polare superato e scorto per caso, quando ancora il sole non è sorto del tutto e il cielo è ancora umido e annebbiato di sonno.

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Le prime alci, avvistate tra gli alti fili d’erba di una distesa desolata. Spiate dal vetro.

I cieli infiniti, cosparsi di nuvole che giocano a nascondino con un sole discreto che di splendere non ne vuole sapere.

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    Straccetti di nuvole. Il bianco e l’azzurro
Verdeggiano distese di prato, innaffiato di freddo ogni filo
Galoppano i cavalli selvaggi, le criniere pettinate dal vento
Natura su fondo ceruleo.
Opera d’arte senza cornice
[Alice C.]

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Ogni mattina, una nuova stazione: nuove abitudini, nuovo buongiorno, nuova realtà. Casa per poche ore.

Attese trascorse a dormire su rigidi letti di fortuna, con uno zainetto per cuscino.

Il beautycase a portata di mano e la toilette nel bagno in corsa, dove un lavandino può farsi una doccia.

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I tragitti in traghetto, quando il tramonto infuocato spegne il giorno e, al di là dell’oblò il cielo è nero come mai visto prima, e il buio si trasforma in un racconto nero di mostri marini.

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I biglietti da compilare con la data di oggi – ma se sono già passate le sette di sera è già il giorno dopo – e i tabelloni orari delle stazioni dove l’altoparlante sa di vichingo.

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Le pagine scritte con la mano che trema per i binari e per l’euforia, e la sensazione immensa di avere conquistato ogni tappa con uno zaino per casa, meta dopo meta, stazione dopo stazione. Fin oltre il Circolo Polare. Fino alla cima dell’isola più a Nord delle isole.

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Il finestrino che diventa cornice.
Il tragitto che si fa meta.
Il Viaggio che è Pura Emozione.

In tre anni di Interrail, abbiamo conosciuto città, ammirato orizzonti e incontrato persone. Lo abbiamo fatto con uno zaino stracolmo, un biglietto ‘Global Pass’ valido 22 giorni totali e l’Amore per Il Nord.

È successo per caso.
Ed è stato un Sogno di Libertà difficile da equiparare.

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